Girovagando sulla rete (non alla ricerca di BBM), mi sono imbattuto in un Peer-2-Peer Forum e si dava la notizia dell'uscita in dvd di BBM.
Fra i commenti ho trovato questo (di un certo maurifdi). Lo condivido con voi.
«Io invece mi ritrovo in questa lettera (non mia) ad un giornale:
"Quando ho capito che il film stava per finire mancavano solo 10 minuti, e io stavo piangendo senza freni riuscendo solo a non singhiozzare forte.
Il poco tono di normalità che riuscii a darmi dopo andò in frantumi guardando l’ultima scena: era fatta, si sarebbero accese le luci e tutti mi avrebbero visto che piangevo guardando “I segreti di Brokeback Mountain”.
Trentacinque anni prima, a dieci anni, ero riuscito a non piangere a scuola dove avevano proiettato “Incompreso”, tenni duro fino a casa dove, chiusa la porta, crollai.
Il problema però sorge perché nei giorni successivi non potei fare a meno di farmi monopolizzare il tempo libero: scaricando foto del film, screensaver, wallpaper, leggendo il libro e tenendo come un lumino acceso, sempre, la musica della chitarra dal sito del film, null’altro m’interessava più e il mio stato d’animo rimaneva sui toni di una dolcezza triste che solo col tempo ha perso prima gli accenti più dolorosi per poi trasformarsi in una forte e serena consapevolezza di cosa sono e di cosa ho.
Spero che il merchandising non si scateni altrimenti sarò costretto a comprare le tazze con la loro foto e il piatto con la montagna e la lampada con la scatola di fagioli diquellamarcalì e per finire il pigiamino da pecora. Esaurito!
Meno male, meno male che la montagna poi non esiste, forse avrei ammassato sabbia in soggiorno per modellarla e poi sarei partito, e là mi sarei trovato centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo; almeno in “Incontri Ravvicinati del terzo tipo” c’erano gli UFO, qua no e allora quale demone mi aveva catturato, perché mai un film mi aveva reso tanto fanatico?
Considerando poi che io non mi ero fermato a Brokeback mountain, vivo e lavoro con R. da sedici anni, non è la mia storia quella, e gli attori proprio non mi attraggono sessualmente, e neanche li avrei scelti come amici, non ho mai amato il West e i cavalli, e neanche c’è gente in giro che voglia uccidermi, credo…
Era qualcos’altro oltre la trama della storia d’amore infelice che mi aveva coinvolto, qualcosa che il film ha raccontato, e come poi l’ha raccontato, riguardante una rinnovata concezione culturale ed umana dell’omosessualità che emergeva dopo millenni di giudizi di condanna, di violenze ed umiliazioni.
Brokeback mountain non è solo il luogo dove due uomini si sono amati, ma la dimensione dell’esistenza dove si è totalmente liberi di essere quello che si è, e dove due persone riescono a stare bene insieme senza neanche essere coinvolti in lavori o passatempi comuni e quasi senza parlarsi, gioendo solo della presenza dell’altro, perché sono dove non c’è niente da fare e niente da dire, solo vivere.
Per dirla con Pavese: “lontano dal teatro dove viene recitato il dramma di tutti”.
In questo teatro Jack ed Ennis non sarebbero mai diventati o rimasti amici, anzi sarebbero entrati addirittura in conflitto : imbonitore , menefreghista e fannullone l’uno quanto scontroso , ligio e forte lavoratore l’altro, ricco uno e povero l’altro .
Invece in questo film accade, e ciò andrebbe preso come prezioso suggerimento, che proprio tra due personalità così diverse nasca un’attrazione che li terrà insieme fino a quando la morte non li separerà, e questo perché entrambi sanno vivere da liberi, sanno cioè vedersi oltre gli abiti di scena che definiscono la mentalità e i ruoli nella società: a Brokeback mountain lo status sociale, la cultura, la personalità, i traguardi raggiunti e i fallimenti ottenuti non contano nulla, esiste solo il piacere di stare insieme, di stringersi forte forte, di aggrapparsi all'altrui giaccone se si cade, di vivere la ricchezza, l’unica che conti perché non si perde, che viene dallo specchiarsi in un altra persona dello stesso sesso, e conoscere se stessi.
Sembra che tutte le caratteristiche che potrebbero differenziarli siano espresse in modo puramente simbolico, e senza interpretazioni morali, dai colori dei loro abiti: sempre, dal cappello in giù Jack veste colori più scuri di Ennis, un soggetto nero e uno bianco come due Re che, volutamente lontani dalla scacchiera dove solo si può combattere per eliminarsi, scelgono di unirsi in un abbraccio “…e l’ombra dei loro corpi che era un’unica colonna sulla roccia.”.
Doveva essere così molto tempo fa nell’antica Grecia o tra i Celti quando, col favore di una cultura non ostile, gli uomini erano liberi di sviluppare un’amicizia in un’unione sessuale, senza essere spinti come accade oggi a sentirsi femmine, e quindi a sentirsi sbagliati, depravati e condannabili.
Ennis e Jack vivevano in una società più ostile della nostra perché sistematicamente violenta nei fatti contro gli omosessuali, ed essi avevano dovuto limitare il piacere di stare insieme per brevi periodi, soffrendo, ognuno a suo modo, per i momenti di addio e per la cronica mancanza dell’altro: “to break back” significa rientrare, rientrare ad essere quello che si è, vicino all’altro, e che il mondo non può più capire.
Ma hanno regalato ciò che a tutti coloro che hanno poi amato il film in modo viscerale, silenziosamente mancava: l’esempio di un'omosessualità che non si può spegnere e che non sottintende deficienze e inferiorità dell’uomo, e il concetto della totale legittimità, della ineguagliabile preziosità e della reale bellezza del rapporto d’amore tra due uomini, ruvido e dolce insieme.
Infatti hanno comunicato l’esempio della declinazione dei loro sentimenti in modo autenticamente maschile: mai “fanno” i romantici, ma sono dolcissimi, mai si raccontano quanto si amino, ma non potranno mai lasciarsi.
Le parole e i gesti della cultura romantica eterosessuale della letteratura dell’Ottocento ancora oggi monopolizzano l’espressione dei sentimenti, ma le parole che diciamo a chi amiamo sono almeno un po’ false, o presto lo diventeranno, le diciamo anche per convincere noi stessi di cosa stiamo provando e per legare l’altro con la nostra verbale devozione, e non esprimono quindi autenticità, che in realtà non è quasi mai comunicabile se non da azioni (che magari ci costano), atti che evidenziano il nostro profondo e vero sentire, magari sconosciuto a noi stessi.
Dopo la separazione nell’estate del ’63 Ennis crolla e sta male e Jack conserva le camicie affinché qualcosa di entrambi non si separi mai: la narrazione della maggior parte degli avvenimenti del film è, come abbiamo visto, fatta di simboli e comunque mai interamente svolta dalla interpretazione dei personaggi che rimangono sempre un passo indietro la conclamata espressione di cosa stanno provando.
Ciò mi ha obbligato, come spettatore, a vivere a modo mio , secondo i miei ritmi, i miei colori, gli avvenimenti del film, entrando nello schermo a vivere l’emozione per un fatto accaduto.
In un altro film in cui uno dei partner fosse morto, assistendo al dolore dell’altro, vedendo magari che tiene tra le braccia il corpo morto mentre disperato guarda il cielo, rimane netta la separazione tra personaggi e spettatore, lo spettatore si dispiace ma rimane seduto al suo posto.
Ennis sin da quando legge “deceased” sulla cartolina non si dispera mai, e così lo lascia fare al pubblico quando, per fare solo un esempio, si siede nella camera dove Jack è cresciuto e ripete un semplice gesto cui quello spazio avrà assistito milioni di volte: si siede e guarda fuori, per vedere ciò che i suoi occhi vedevano: la ripetizione di un gesto fa rivivere una persona, lui che ha Jack nel cuore può riempire quella stanza come se fosse la sua da sempre, e così il destino gli fa trovare il tesoro.
E in questo sta il mio apprezzamento su come il film abbia raccontato la sua storia, oltre a trovarmi vicino alla trattazione per simboli , e per i temi che sono cari allo gnosticismo.
Il libro e il film terminano con forti note di tristezza per la realtà di una storia incompiuta, non vissuta, suggellata meravigliosamente da “Jack io giuro… “, ma a me è bastato immaginare cosa sarebbe successo quando anche Ennis sarebbe morto, per capire ben altro: qualcuno, infastidito dal lavoro inutile, avrebbe visto le camicie, non avrebbe capito niente, e le avrebbe gettate nello scatolone con gli altri abiti, e solo in quel momento il segreto sarebbe svanito per il mondo, niente sarebbe rimasto di reale di loro due a testimoniare i loro cuori, ma ciò che hanno vissuto lassù rimane qualcosa di così reale e forte che mi fa dire che Jack Twist e Ennis Del Mar furono da sempre, sono stati e saranno sempre a Brokeback mountain, e niente che sarebbe potuto succedere in più, o no, se avessero vissuto la vita insieme, avrebbe potuto cambiare il valore e la sostanza del loro rapporto, di una luce così grande.
B.
(Nascondo il mio nome, non la possibilità di comunicare.)"»
Il grassetto è mio. Una scena che non avevo mai visto in questo modo. Bellissima lettera. Chissà se l'autore è mai venuto da queste parti...