Da La Repubblica di oggi
Al rodeo dei cow boy gay
il vero Brokeback Mountain
mah.....che dire....il tutto mi lascia abbastanza perplessa e francamente un po' a disagio.....cow boy coi tutù rosa....non credo proprio che sia questo il "vero" Brokeback Mountain....quando una storia d'amore diventa occasione per farne un circo, sia pure con ottime intenzioni (vedi fondi per la ricerca contro l'AIDS)..non so...non mi piace....Magari però questo è il modo più americano per decretare il vero successo di un film (tirare fuori le proprie frustrazioni e sentirsi pacificati con la propria vera essenza al punto da "giocare" con essa), di certo personalmente amo modi molto meno spettacolari....
articolo carino.
Continuo però a distinguere mondo gay (compresi i cowboy gay) da BBM che non è un film gay (non appartiene alla cultura gay).
chissà se oggi riuscirò a passare di grado...!!!
La penso come te Coguaro. Ho letto l'articolo stamattina, ma non l'ho citato perchè secondo me con il film non c'entra niente. Forse l'unica cosa che può legarli è il fatto di promuovere la tolleranza.
Il film però parla di sentimenti alti, talmente importanti e veri, che non hanno sesso.
Credo che il titolo dell'articolo sia semplicemente il condensato della stupidità giornalistica italiota, senza bisogno di scomodare riflessioni antropo-filosofiche su cultura gay/etero. Ché poi, per dirla tutta, secondo me di cultura ne esiste UNA sola, universale... e se proprio si vogliono fare distinzioni sarebbe il caso di rivolgersi ad argomenti un po' più pregnati, tipo una distinzione occidente/oriente, derivante da diverse genealogie del pensiero filosofico. Una cultura gay non esiste, per il semplice motivo che non esiste neppure una cultura eterosessuale, esiste LA cultura.
Capisco che "cultura gay" sia una espressione molto in voga, tirata fuori soprattutto dal movimento omosessuale militante. Purtroppo, però, come spesso accade, quando si fa battaglia di prima linea si tende a tagliare tutto con l'accetta, e a inventare slogan fuorvianti come questo. Poi, certo, c'è da dire dell'esitenza, se mai, di una certa RAPPRESENTAZIONE (anche auto-rappresentazione a volte) del "mondo" gay, che però è molto marketing e poca sostanza.
Quindi, in definitiva, è solo questione di caratteri e comportamenti, più o meno esagerati, più o meno inclini ad esporsi.
Che poi BBM sia/non sia un film "gay" è un falso problema, per i motivi che ho cercato finora di esporre. Però ciò non deve significare negare il fatto che BBM è il film che tutti noi sappiamo innanzi tutto perchè narra di una storia d'amore omosessuale, e da ciò trae tutta la sua forza, e anche il suo senso. Non l'avesse fatto, sarebbe stato un altra cosa.
E' in questo quadro, in virtù di questa storia (omosessuale), che poi assurge a valore il COME il film racconta la sua storia. E allora si elogia il fatto che la straordinaria sensibilità registica e umana di Ang Lee è riuscita là dove molti altri non riescono. A esprimere alla massima potenza le emozioni profonde, i sentimenti più essenziali, che questa storia d'amore alimenta (come ogni altra storia d'amore vissuta con eguale potenza). Perché in quanto uomini, siamo tutti uguali. E uguali le vicissitudini delle nostre anime e dei nostri cuori. Mutano i contesti, ma i dati di fondo restano i medesimi. Qui sta l'universalità.
Lee non nega che l'amore che racconta è un amore gay, anzi; però è capace di sfruttarne le intrinseche potenzialità tragiche per estrarne il valore ultimo, che in quanto tale non ha aggettivazioni ed è universalmente valido.