CINEMA 1 Ad ogni visione trovo un motivo in più per amare questo film. A colpirmi questa volta quanto segue

Incostante e imperfetto, il cinema di Steven Soderbergh riesce quasi sempre a realizzare un precario equilibrio di invenzione e di realismo, sfiorando soltanto i codici, le regole e le convenzioni, per lasciare invece trasparire uno sguardo riconoscibile e coerente, di film in film.
Succede, allora, che nelle immagini dell'ultimo Erin Brockovich si possano riconoscere i tratti di una filmografia ormai ricca, che non ha disdegnato di saltare tra i generi, di abbracciare mode e tendenze, e di fare propri gli stili più diversi, ma che, a questo punto, riesce facilmente a mostrare il profilo di un più ampio progetto. Quello di un cinema sgranato e forse anche un po' trascurato, che predilige realtà marginali, storie raccontate a mezza voce, essenziali, come bruciate dal sole che invade lo schermo, annulla le profondità e priva le cose dei loro colori. Un complice gioco di sottrazioni che l'uso sistematico della camera fissa accentua, puntando lo sguardo sui corpi che si muovono e che definiscono le traiettorie geometriche di uno spazio altrimenti caotico.
E così questo film, che racconta storie di battaglie legali di gente semplice contro i colossi dell'industria, trova una sua collocazione tra l'epica statuaria di The Insider di Michael Mann e la poesia di luci e colori di L'uomo della pioggia di Francis Ford Coppola, condividendo con entrambi un lontano, quanto solido, senso di classicità. Erin Brockovich illude dolcemente lo spettatore, nel suo veloce trascorrere di primi piani, di silenzi, di attimi vuoti e assonnati, come a voler ripetere nella messa in forma di una vicenda realmente accaduta, la dimensione lenta e isolata di un paesaggio che soltanto il cinema può capire e restituire in immagini. Perché l'essenza più autentica di questo film deve essere cercata proprio nella trasformazione di un ambiente da oggetto del quotidiano in teatro di un evento che il film contribuisce a portare alla luce.
(Sentieri Selvaggi)