Da La Repubblica di oggi
Al rodeo dei cow boy gay
il vero Brokeback Mountain
dal nostro inviato EMANUELA AUDISIO
DAVIE - Jeans senza mutande sotto. Bretelle che rigano il torso nudo. Pacche sul sedere, baci sulla bocca, barbe che si pizzicano. Stivali impolverati, cappello da Pecos Bill, sudore ranchero. Muscoli che si abbracciano, tenerezze al lazo, facce da orsacchiotti. Rodeo gay, il primo in Florida. Oltraggio al mito e all'America di John Wayne.
C'è un tipo che si appoggia alla palizzata con un tutù rosa, un altro che si toglie la parrucca e si sfila la gonna. Bè, fa effetto. Intere famiglie di fratelli Bonanza che si tengono per mano, corpi che si stringono, vecchi e giovani, nonni e nipoti. La vita quando esce dallo schermo, si mette in sella, va al galoppo. E si lascia dietro il mito sacro dell'Ok Korral. Con facce normali, da quotidianità metropolitana: impiegati, commercianti, insegnanti, studenti. Uomini grossi e smilzi, poche donne, rari i neri. Gente che si cambia all'aperto, che finisce gambe all'aria. Tori che scalciano, vitelli che non si vogliono far legare, il West a cavallo. Ma niente montagne, il Wyoming è lontano. Per la prima volta Brokeback Mountain si trasferisce al mare. Effusioni che non sanno di prateria. Cowboys e cowgirls on the beach, l'odore del fango pestato dai buoi si mischia con quello del sale, delle palme, dei succhi d'arance spremute.
Florida, The Sunshine State, la terra dove brilla sempre il sole. Cento concorrenti, cinque mila spettatori, polizia, guardie private, dieci contestatori. Davie, piccolo paese a maggioranza bianca alle spalle di Fort Lauderdale, agricoltura e tradizione, noccioline e pompelmi, protesta per il Bergeron Rodeo Grounds. Pochi cartelli, una contestazione quasi d'ufficio.
"Non abbiamo fatto la guerra per avere questo". "Andate a casa". "Tornate da dove siete venuti". Dall'America, appunto: da 33 Stati. E anche dal Canada. Dal Colorado a Toronto. I rodeo gay sono una realtà, non solo folklore: 4.500 tesserati, l'International Gay Rodeo Association con 26 movimenti affiliati, 21 competizioni l'anno, a novembre la finale a Reno, nel Nevada.
Iscrizione aperta a tutti, atmosfera distesa, da festa di piazza, birra, salsicce e musica country, uomini che ballano tenendosi per mano, quattromila dollari il primo premio. Carvie Gillikin ha 38 anni, viene da Washington, fa l'infermiere: "Da bambino sono cresciuto in una fattoria, l'odore della merda di animale mi appartiene, e così l'idea di essere cow-boy. I rodeo sono una maniera divertente di passare il tempo, anche costosa e faticosa, devi andare in trasferta, portare il cavallo, guidare di notte, però viaggi con gli amici. Certo che ho visto il film Brokeback Mountain, però non capisco perché l'amore tra i due vaccari era ambientato negli anni Cinquanta. Per renderlo tormentato e assurdo? Bè oggi è possibile, certi stereotipi sono caduti. Io sono gay, ma non mi sento per niente femminile, soprattutto quando vado a cavallo".
Proprio tutti caduti no, se Murray Watson, cow-boy vero, di 64 anni, ha detto: "Spero che il film sia un flop, non incassi una lira e faccia fallire la compagnia". Tim Loveless, che si è scelto un cognome disperato (Senza Amore), 37 anni, viene da Sarasota, è agente immobiliare e il film l'ha visto tre volte. "Mi è piaciuto tantissimo, trovo che qualsiasi cosa tolga aspetti negativi al fatto di essere gay vada bene, perché rende più sensibile l'opinione pubblica. I rodeo non sono più un mito old America, esclusivamente per vaccari, ma uno sport come il basket e il baseball, hanno a che fare con una tradizione vecchia vissuta in maniera nuova".
La tradizione vecchia è Matthew Shepard, 21 anni, studente gay dell'università del Wyoming che nel '98 in un bar appena fuori Laramie ebbe la sfortuna di incontrare due tipi che si sentirono oltraggiati e per questo lo impiccarono al cancello di un fienile con i lacci delle sue scarpe da ginnastica. I due sono stati condannati all'ergastolo. E sempre in Wyoming, la città di Casper ha avuto fino alla fine dell'anno un sindaco gay, di 27 anni, Cry Padgett, nella certezza che ognuno deve essere giudicato per quello che vale.
Brokeback Mountain è costato 12 milioni di dollari e ne ha incassati 70. Doveva essere solo un film: grandi panorami, un mucchio di pecore, sesso e solitudine inconfessabili, invece è diventato una moda. Ora è bello nei week-end giocare a fare i cow-boy, domare un cavallo, catturare un vitello a mani nude, prendere al lazo un toro anche per chi non è macho-men.
L'atmosfera è amichevole, con qualche incursione nel kitsch, perché ci sono gare in specialità poco ortodosse, un po' da circo. I partecipanti devono infilare biancheria intima, una mutanda, a una pecora: uno le regge le gambe dietro e l'altro zac gliele infila o legare un nastro rosa alla coda di un vitello restandoci in groppa. E poi c'è la prova più difficile: cavalcare un toro inferocito travestiti da drag-queen come fa Keith Huber. Capigliature rosa, rosse, viola, abiti di organza, occhialoni da sole, il problema è il copricapo protettivo: "Non si sa bene se dobbiamo mettere il casco sopra la parrucca o la parrucca sopra il casco".
Il pubblico ride, come in una fiera paesana: tutto qui il tabù? Ci si prende in giro volentieri, nessuno si piange addosso per le ruvidezze degli animali e degli uomini, è solo un rodeo, ma anche qualcosa di più. Dice Mary Lynn Logsdon, 42 anni, concorrente che viene da Washington, di professione psichiatra, mentre si cambia rapida la maglia davanti alla staccionata: "Non possiamo convincere l'America di non essere dalla parte sbagliata. Le convinzioni sessuali sono un fatto personale, ci dovrebbe essere libertà e tolleranza. Però possiamo fare i nostri rodeo in giro per il paese, senza doverci più nascondere, mostrare ai cittadini che non siamo mostri, non portiamo pornografia e promiscuità, ma soldi e turismo, un modo pacifico di stare insieme, a nostro modo aiutiamo l'economia, e anche questo aiuta".
Nikol Hillman, 30 anni, direttrice del torneo, sostiene di essere stata una cow-girl da quando aveva otto anni e respirava l'aria della fattoria. "Sono sempre andata a cavallo, ma purtroppo è uno sport riservato agli uomini, i rodei gay invece sono finalmente aperti a tutti, non fanno distinzioni".
Appena uscì il film diretto da Ang Lee il vecchio West confessò le sue pulsioni sessuali e l'isolamento emotivo dei vari Jack Twist. Dennis Glover, 33 anni, cow-boy da quando ne aveva nove: "Continuavo a chiedermi chi ero, perché mi sentissi solo e a disagio". Jade Beus, vaccaro in un ranch a Soda Spring: "Facevo un lavoro duro, non mi vestivo da donna, ma ero attirato dagli uomini, avevo crisi d'identità, non sapevo a chi dirlo e a un certo punto mi puntai la pistola alla bocca". È solo un film, dicevano tutti. La realtà è più fangosa, non la togli via facilmente. In appena sei mesi quei lividi e quei tormenti sono diventati più leggeri. Il rodeo non è diventato simbolo di esclusione dal West selvaggio, ma occasione per fare sport e amicizie. Il sito di riferimento dei cowboy gay, mostra decine di foto di concorrenti. Tutte foto rispettabili: primi piani sorridenti, mezzibusto, qualche torso nudo, e immancabile cappello. Mai credere a chi dice che è solo un film. Parte dei fondi dell'iscrizione ai rodeo va alle cure anti-Aids. I cow-boys sono così: mirano sempre bene, pure se non sembra.